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Il giallo di Carini, la versione del padre e del figlio: l’uomo avrebbe difeso il minore dalla moglie

Posted on 17 Giugno 201917 Giugno 2019 by Sicily Times
Due versioni identiche che non eliminano i dubbi degli investigatori. Marco Ricci, 41 anni di Carini, e il figlio 14enne, raccontano una storia identica sulla morte di Anna Scavo, moglie dell’uomo e madre del ragazzo, commessa 36enne uccisa ieri nel negozio di Carini in cui lavorava.

Ricci, separato dalla donna da un anno, avrebbe accompagnato il figlio, che gli era stato affidato, a trovare la madre durante la pausa pranzo.

Al momento della visita il negozio dunque era chiuso. La madre e il 14enne avrebbero avuto
una discussione e la Scavo avrebbe aggredito il figlio con un taglierino. Ricci, sentendo il ragazzino urlare, sarebbe accorso e avrebbe tolto il coltellino alla ex moglie.

Nella colluttazione, non volendo le avrebbe tagliato la gola. Poi, pensando di averla solo ferita, avrebbe chiamato il 118.

Una storia ancora oscura su cui gli inquirenti cercano di fare chiarezza. Intanto Ricci, che è ricoverato in ospedale insieme al figlio per le ferite riportate, è stato iscritto nel registro degli indagati per omicidio, ma non è in stato di fermo. I carabinieri lo hanno sentito alla presenza del suo legale.

Quel che sembra certo agli inquirenti, l’inchiesta è coordinata dall’aggiunto Annamaria Picozzi, è che a sferrare la ferita mortale sia stato l’uomo, ma le circostanze e la dinamica sono tutt’altro che chiarite.

Ricci e il figlio sono molto legati e il ragazzino dalla separazione viveva col padre che lo accompagnava a trovare la madre di tanto in tanto.

Secondo quanto si apprende, la Scavo aveva presentato denuncia nei confronti del marito per un episodio di lesioni, reato di competenza del giudice di pace.

«In questi casi – spiega il procuratore aggiunto che si occupa di reati contro le fasce deboli – quando si tratta di episodi singoli e non ci sono condotte che si protraggono nel tempo, come ad esempio per lo stalking o maltrattamenti, si procede solitamente con un decreto penale di condanna».

“Condotte episodiche, però – spiega – sono a volte reati cosiddetti sentinella, spie cioè di situazioni che possono
portare a drammatici epiloghi, per questo ho dato direttive di dare una attenzione particolare a casi apparentemente isolati».

(ANSA)









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